domenica 18 gennaio 2009

I titoli di coda

O per meglio dire: il Nirvana del videogiocatore.

Non so voi, ma quando finisco un gioco mi sento la persona più soddisfatta del mondo. Dai, ditemi che non è così! Già, quei dannati titoli di coda hanno sempre quest'effetto, vero?
Il brivido che ti corre lungo la schiena, e tu che resti lì impalato a guardarli scorrere, immobile, con un sorrisetto sotto i baffi (per chi ce li ha, ovvio), la lacrimuccia che stenta a scendere e il pad ancora stretto tra le mani sudaticce. Credo sia uno dei momenti migliori per il videogiocatore, quel qualcosa che chi non gioca, semplicemente non può capire e probabilmente non capirà mai. Beh, sì... perchè, non vorrete mica paragonare l'effetto dei credits di un videogioco con quello che producono i titoli di coda di un film (fatte rare eccezioni). Sfido chiunque a dirmi che rimane sempre a guardarli scorrere tutti, fino alla fine, al cinema come a casa con un semplice DVD. Beh? Sto aspettando...!

Con i videogiochi è diverso, invece. Senti dentro la soddisfazione di aver compiuto un'impresa da protagonista, nel bene o nel male, che fosse un gioco di merda o un giocone (sì, finire i giochi di merda è un'impresa nel vero senso della parola, e chi li recensisce, come me, può capirmi bene). Una soddisfazione che si trasforma nel bisogno di veder scorrere tutti i nomi che hanno permesso a quella "cosa" di tenerti immobile davanti allo schermo per ore, tentando di salvare la principessa di turno o di vincere il campionato del mondo. O forse è semplicemente la mancanza di coraggio nell'ammettere che quella "cosa", il gioco, è finito. Finito. Un'idea che si realizza solo alla fine di quei maledetti titoli di coda, quando fino all'ultimo nome è viva la speranza di poter continuare a giocare, che ci sia ancora qualcosa da fare, da salvare, da vincere. E se non è così? Beh, ci sarà sempre un altro gioco, domani, che ti farà provare le stesse emozioni.

S.

It tastes so Goo-d!

Ci siamo scervellati con Braid, abbiamo salvato donzellette in Castle Crashers. Insomma, siamo tornati a quell'atmosfera da videogioco puro, quell'aria poetica che da anni non respiravamo. E di chi è il merito? Eh? Di Nintendo? Macchè!

Il 2008 è stato l'anno della ribalta per gli sviluppatori indipendenti, e ne ho la prova, l'ennesima. Sì, proprio qui. Andate, andate...

Di che si tratta? Di World of Goo, provatelo e non ve ne pentirete. Oppure no, se non volete incappare in una dipendenza da cui difficilmente potrete a uscire. Io vi ho avvertiti.

Ma cos'è? Questa è arte allo stato puro, tanto per ricollegarci al post precedente. Cazzo, questa è la fottutissima prova che i videogiochi hanno ancora qualcosa da dire senza bisogno di budget milionari... Ecco cos'è!

In breve, si tratta di un puzzle-game (sviluppato dai 2D Boy) basato sulla fisica, molto Loco Roco nello stile grafico e nella caratterizzazione degli strampalati protagonisti, un po' Braid nelle musiche (non in quanto a stile, ma nel modo in cui contribuiscono a creare una "strana" atmosfera). Il risultato? Uno spettacolo in tutti i sensi, e un gameplay apparentemente scialbo ma più profondo degl'inferi. Che stile ragazzi, che stile.

Il gioco è stato sviluppato per PC, Mac e Wii (WiiWare), e una versione per Linux è in fase beta.

E' acquistabile su Steam a 19,99 Euro. Ma qui c'è una demo che vi aspetta... intanto.

S.



sabato 17 gennaio 2009

La teoria del giocatore musicista

I videogiochi sono arte o no? E' un tema trito e ritrito, lo so. Lo so! Ma non è principalmente questo ciò di cui andrò a parlare in questo post.

Quello che andrò a fare, in questi cinque minuti di pura pazzia (perdonatemi, dovrò pure distrarmi in qualche modo dallo studio che mi affligge in questi giorni!), è esporvi una mia particolare teoria, che potrebbe far cadere alcune certezze in merito ai continui (e spesso sbagliati) parallelismi cui il mezzo videoludico è soggetto ormai da anni: quelli con il cinema. L'ho elaborata sempre in questi famosi cinque minuti, per cui il risultato è tutto da scoprire anche per me. Insomma, vediamo insieme cosa ne esce fuori.

Dunque, partiamo dal presupposto - insindacabile, converrete con me - che la musica è arte. Se così è, ed è così, i suoni prodotti, o per meglio dire riprodotti, dallo strumento nel momento in cui il musicista legge ed elabora mentalmente quanto scritto sullo spartito, diventano musica. Qualcosa che prima era semplice astrazione, nero su bianco, si trasforma per magia in melodiche sequenza di suoni. Questa è arte. Questa è musica.

Ora, prendiamo in oggetto il videogioco. Anche qui abbiamo uno spartito (il codice eseguibile dalla macchina) e ciò che inizialmente altro non è che un mero insieme di script, si trasforma in immagini, colori, suoni, mondi esplorabili, fantasiosi personaggi. Qualcosa che prima, di fatto, non c'era (o non si era manifestata nella sua forma compiuta). Come la musica di prima. Insomma, la macchina (la console o il PC che sia) è lo "strumento musicale" e solo in parte il "musicista" della situazione, come si potrebbe pensare. Sì, perchè il ruolo del musicista, nella maggior parte dei casi, è ricoperto dal giocatore, sapientemente o meno. A seconda di come "dirigerà la musica", il videogioco potrà prendere diverse forme.
Voglio dire, provate a mettere in mano il controller a un musicista, pardon, giocatore poco esperto e vedrete che Gears of War si trasforma magicamente in una "canzone stonata": Marcus verrebbe colpito costantemente da crisi epilettiche e si muoverebbe come un incapace, e non contento finirebbe pure per andare incontro al suicidio dopo pochi minuti di gioco, stroncando bruscamente "la melodia". Un po' come se facessimo eseguire la Sinfonia n. 5 di Beethoven a un'orchestra di ragazzini le cui uniche basi musicali poggiano sulle lezioncine della maestra di musica della scuola media.

Insomma, videogioco e musica hanno in comune molto più di quanto traspare a uno sguardo superficiale, se osservati da questa prospettiva. Più di quanto non abbiano in comune videogioco e la cosiddetta "settima arte", il cinema. Ad ogni modo, se qualcuno, da oggi, avrà ancora il coraggio di venirmi a dire che il videogioco non è arte, mi incazzo. Gentilmente, ma mi incazzo. :)

S.

sabato 3 gennaio 2009

MVP Award 2009

Buon anno a tutti! E non poteva iniziare meglio, per quanto mi riguarda, questo 2009. Controllo la posta e cosa trovo? Oltre allo spam accumulato in questi giorni di ferie, ovviamente. Una mail da... Alessandro Teglia, CEE & Italy MVP Lead in Microsoft: insomma, senza girarci troppo intorno, da oggi e per tutto il 2009 sarò un Microsoft Most Valuable Professional (MVP) per il settore Xbox!

A dir la verità, era già nell'aria da tempo, ma averne la conferma in queste elezioni MVP di Gennaio 2009 è, ovviamente, a dir poco esaltante.

Non posso quindi che ringraziare, anche pubblicamente, Alessandro e Microsoft: sono davvero onorato di aver ricevuto questo riconoscimento.
Un Award che mi riempie di gioia e che mi da ulteriori stimoli per continuare a fare ciò che faccio ormai da anni - ovvero gestire XboxWay.com e la sua community di appassionati Xbox - ma anche per tentare nuove strade, altrettanto interessanti, nel settore videoludico "Microsoft related" e non.
Per i più curiosi, ulteriori informazioni in merito al Microsoft MVP Award sono disponibili sull'apposita pagina del sito ufficiale Microsoft. Quelli ancor più curiosi, invece, potranno trovare il mio profilo MVP ufficiale al seguente indirizzo:
https://mvp.support.microsoft.com/profile/Sergio.Giannone
A presto e ancora auguri a tutti per un Felice Anno Nuovo!
Sergio