Ci siamo scervellati con Braid, abbiamo salvato donzellette in Castle Crashers. Insomma, siamo tornati a quell'atmosfera da videogioco puro, quell'aria poetica che da anni non respiravamo. E di chi è il merito? Eh? Di Nintendo? Macchè!
Il 2008 è stato l'anno della ribalta per gli sviluppatori indipendenti, e ne ho la prova, l'ennesima. Sì, proprio qui. Andate, andate...
Di che si tratta? Di World of Goo, provatelo e non ve ne pentirete. Oppure no, se non volete incappare in una dipendenza da cui difficilmente potrete a uscire. Io vi ho avvertiti.
Ma cos'è? Questa è arte allo stato puro, tanto per ricollegarci al post precedente. Cazzo, questa è la fottutissima prova che i videogiochi hanno ancora qualcosa da dire senza bisogno di budget milionari... Ecco cos'è!
In breve, si tratta di un puzzle-game (sviluppato dai 2D Boy) basato sulla fisica, molto Loco Roco nello stile grafico e nella caratterizzazione degli strampalati protagonisti, un po' Braid nelle musiche (non in quanto a stile, ma nel modo in cui contribuiscono a creare una "strana" atmosfera). Il risultato? Uno spettacolo in tutti i sensi, e un gameplay apparentemente scialbo ma più profondo degl'inferi. Che stile ragazzi, che stile.
Il gioco è stato sviluppato per PC, Mac e Wii (WiiWare), e una versione per Linux è in fase beta.
E' acquistabile su Steam a 19,99 Euro. Ma qui c'è una demo che vi aspetta... intanto.
S.
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